un film documentario di Emanuele Svezia

Nel 1968 un terremoto rade al suolo Gibellina, piccolo centro rurale della Sicilia. Dopo 12 anni di baraccopoli la popolazione può tornare nel suo nuovo paese: una insolita città-museo concepita da un progetto visionario che coinvolge le maggiori personalità dell’arte e dell’architettura contemporanea degli anni ’80. Il film racconta, con sguardo fresco e appassionato, la singolare vicenda di una comunità che, dopo una discussa ricostruzione, tenta di ricomporre la propria identità irrisolta.

giovedì 29 luglio 2010

EARTHQUAKE 68 - GENTE DI GIBELLINA



Nel 1968 un terremoto rade al suolo Gibellina, piccolo centro rurale della Sicilia.
Dopo 12 anni di baraccopoli la popolazione può insediarsi nel suo nuovo centro: un paese-dormitorio a 20 km dalla vecchia Gibellina, costruito secondo i canoni di un’urbanistica utopica aliena dal contesto sociale locale.Il sindaco Corrao, che guiderà la città per 25 anni, intuisce allora la necessità di ricostruirne l’identità e chiama a raccolta i grandi nomi dell’arte e dell’architettura contemporanea di tutta Europa. Ma la città-museo diventa un corpo estraneo con cui la popolazione stenta a ri-socializzare.
Earthquake 68 è la storia di una comunità e della sua doppia anima, della ricostruzione utopica e della speculazione edilizia, di un’identità collettiva messa a dura prova dalla Natura e dallo Stato. Una vicenda profondamente articolata e controversa, tanto straordinaria quanto universalmente paradigmatica. Sullo sfondo di una colorita campagna per le elezioni amministrative, il film racconta tutto questo attraverso un’altra piccola grande storia, quella di una sfida lanciata a tutti i gibellinesi, di un’impresa da realizzare per tentare di ricomporre collettivamente la propria identità irrisolta. Le difficoltà, lo scetticismo e le diffidenze sono molte: gli abitanti risponderanno all’appello oppure troppe ferite rimangono ancora aperte?


In 1968 an earthquake completely destroyed Gibellina, a small country town in Sicily.
After 12 years in cramped shantytowns, a new town is assigned to the population: a dormitory village 20km from old Gibellina, built according to the canons of a type of Utopian urban planning that is totally unrelated to the local social reality. The mayor Corrao, who will hold the post for 25 years, realises the town needs to be rebuild in its identity and decides to appeal to the biggest names in contemporary European art and architecture to assist in this project. But the city-museum becomes a foreign body the local population are unable to accept.
Earthquake 68 is the story of a community and its twin soul, of Utopian reconstruction and building speculation, the account of a collective identity that is severely tested first by nature, then by the state. It’s a very complex and controversial business, as extraordinary as it is universally paradigmatic. On the backround of a coloured campaign for local elections, the film tells all this through another little big story, that of the challenge laid down to the people of Gibellina, an adventure to undertake to try to collectively rebuild their unsolved identity. There is no shortage of problems, scepticism and distrust: with the villagers respond to the summons or are there still too many open wounds?